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Macchine per scrivere - l'ingegneria al servizio della scrittura Questa pagina dicembre 2012 Un po' di storia - documenti
Gentili
"ascoltatori", fermianoci un momentino e smettiamo di correre dietro ai
computer. Solo per qualche istante, giusto per vedere come si faceva
una volta, prima che i computer entrassero nelle nostre case e nei nostri uffici. Metto giù una serie di immagini, riproduzioni di poster e brossure pubblicitarie che illustrano il meglio della tecnologia della loro epoca. Macchine per scrivere e calcolatrici che oggi ben pochi ricordano ma che io ho visto passare fin da quando sono nato (e qualcuna è ancora conservata da mio papà) e che mi hanno sempre affascinato. La meccanica era in grado di fare tutto quello che occorreva per mandare avanti una azienda, e anche in casa offriva, con semplici apparecchi amichevoli che suscitavano il desiderio di ragazze, studenti e di donne di famiglia, le soluzioni per una vita sociale a base di fogli dattiloscritti. Pare incredibile da pensare, ma fino al 1980 esisteva un'epoca in cui non c'era Internet e quindi nemmeno Facebook e Twitter, non c'erano i telefonini! Eppure la gente si conosceva lo stesso, e viaggi e lettere cartacee consentivano esattamente tutto quello che oggi si fa molto più frettolosamente davanti a un computer... con il risultato che oggi tutto è visto come noioso e scontato. La macchina per scrivere non poteva mancare in casa, e la si comprava anche a rate ed essa, custodita dal papà con severità, serviva per comunicare, naturalmente con i tempi lenti di epoche in cui internet non esisteva e si supponeva normale, normalissimo, scrivere una lettera, piegarla e imbustarla, spedirla e attendere la risposta entro parecchi giorni. Inaudito, si direbbe oggi, che se non riceviamo risposta entro quattro minuti ci sentiamo offesi da tale mancanza di attenzione... La pubblicità del Novecento per la scrittura meccanica offre molti esempi di creatività e anche, soprattutto in ambito Olivetti, stile ed eleganza. Olivetti era, fino agli anni Settanta, un esempio di industria illuminata, creativa e riconosciuta in tutto il mondo. Chi lavorava in Olivetti era rispettato ed ammirato, e ritenuto una persona autorevole. Ed è vero che in Olivetti sono sorte idee che hanno fatto storia e che hanno tracciato strade innovative, come per esempio quella per i computer, tanto che i prodotti Olivetti sono stati "ispirazione" anche per Honeywell e IBM. Le primissime macchine per scrivere elettroniche furono Olivetti e solamente per via di mancanza di investimenti paragonabili a quelli delle industrie americane non ebbero la durata e la fortuna che avrebbero meritato. Aggiungiamo in tutto ciò anche l'italica stupidità di tanti dirigenti e otteniamo, ovviamente, la caduta e la distruzione di un prodotto italiano che aveva dato lustro al nostro popolo. Rimangono, appunto, tanti documenti. Le
immagini che seguono sono tratte in maggior parte dal web in luoghi ove
erano pubbliche e non rappresentano alcuna indicazione o suggerimento
commerciale. In alcuni casi si tratta di materiale del mio archivio.
Nel 1929 la M20 è sul mercato da qualche anno. La pubblicità si ispira a "testimonial" di eccezione: Dante, Petrarca, Guicciardini, autori italiani di epoche lontane che scrivevano faticosamente con la penna d'oca e costosa carta in pergamena. Facile immaginare che con una Olivetti il loro lavoro sarebbe stato più proficuo e chissà quali altre mirabilanti opere sarebbero nate. Questa pubblicità è chiaramente di tipo istituzionale, volta cioè a propagandare il nome Olivetti più che a illustrare i pregi del prodotto del quale si dà per scontato che sia eccezionale e comunque già ben conosciuto.
Negli anni Trenta il governo fascista introduce
l'autarchia, vale a dire che intende diminuire le importazioni di
tecnologia e di materie prime, con due scopi: primo, ovviare agli
embarghi che le potenze estere ci stavano imponendo, a causa della
politica di Mussolini e, secondo, per dimostrare agli italiani che...
potevamo fare a meno di tante cose. Tra le quali la Coca-cola, le
lamette da barba, il nylon per le calze a rete, il caffè e il
cioccolato, l'acciaio e taaante altre cose. Così in Italia si fanno
largo le bevande autarchiche al tamarindo e all'orzata, i rasoi a mano
da riaffilare ogni mattina, il raion che fa ammattire le ragazze,
l'orzo e il surrogato di cacao, la zama e altri simili tristi metalli.
Ma non dobbiamo intristirci con le macchine per scrivere, poichè la
Olivetti è una macchina che il mondo ci invidia e non c'è alcun bisogno
di importare le Royal e le Remington. Già... peccato che le Olivetti
sono fatte proprio con il ferro povero italiano e la gomma povera delle
colonie, e non risultano robuste come le macchine prodotte oltreoceano.
Insomma, vogliamo fare i guerrafondai, accettiamo le sanzioni. E
allora, su con l'autostima!
Se questo poster è davvero del 1921, si tratta proprio dei primissimi che illustrano la M20. La M20 viene presentata nel 1920, ma solamente due anni più tardi è messa a punto e commercializzata capillarmente. La M20 è una macchina che riprende molte soluzioni tecniche delle macchine americane ed è certamente un miglioramento rispetto alla M1, che era davvero una macchina poco riuscita.
La Studio 42 è una macchina che nasce , di progetto, alla fine degli
anni Trenta ed è un tentativo di aggiornare la ICO (Mp1), rendendola un
pochino più grande e affidabile. Impresa riuscita solo in parte perchè
anche la Studio 42 rimane una macchina piuttosto fragile e delicata.
Anzi... a mio modesto avviso la ICO le dà dei punti. La 42 verrà
prodotta comunque per oltre quindici anni e si spingerà fino agli anni
Cinquanta.
Alla fine degli anni Quaranta Olivetti presenta la Lexikon 80. Si tratta di una macchina destinata a sostituire la mitica M40, che comunque verrà prodotta ancora per qualche tempo e credo anche all'estero, forse Brasile e India, non ricordo con precisione. La Lexikon è davvero un notevole miglioramento tecnico, perchè è un prodotto meccanico progettato per la facile costruzione in fabbrica, per la facile riparazione nelle officine, per la facile manutenzione e per il facile utilizzo. Insomma, è davvero una macchina fantastica, con tanti comandi perfettamente individuabili e azionabili, e un tocco tutto sommato professionale. Siccome il progetto cerca di garantire soprattutto l'affidabilità, ne risulta una macchina magari poco precisa, ma è davvero robusta e finalmente costruita bene. Questa macchina può davvero durare decenni se conservata con cura.
La Valentine (in Italia la si chiamava affettuosamente Valentina e si dice che il disegnatore Guido Crepax abbia voluto dare questo nome alla sua famosa eroina dei fumetti, proprio perchè la macchinina italiana fu un successo travolgente in tutto il mondo) rappresenta un gigantesco balzo nel campo della macchina per scrivere destinata alle famiglie. E' un'opera di design italiano che viene ammirato in tutto il mondo in brevissimo tempo. La meccanica in sè non è nulla di trascendentale, si tratta della Lettera 32 con qualche elemento modificato per consentire l'implementazione di una ardita carrozzeria plastica che la avvolge completamente. Posteriormente la traversa plastica è dotata della maniglia e consente di infilare l'intera macchina nell'astuccio, che viene fissato con due ganci di gomma. Chi la possiede scopre presto che l'astuccio può essere usato come... cestino per la carta straccia e vuotato facilmente in pattumiera. Schiere di giornalisti e di studenti se ne innamorano e possono così restituire la preziosa Lettera 22 ai genitori o al nonno. Vale certamente più come oggetto di design che come meccanica eccelsa. E' comunque mitica e riconosciuta ancora oggi nel mondo. In Italia pare dimenticata... peggio per voi.
Questo è un poster piuttosto criptico. Ma se ci pensiamo un momento, è facilmente comprensibile. La tavola illustra una serie di geroglifici egizi, su cui una spina elettrica italiana (anni Cinquanta, manca la terra e si nota il famigerato filo in piattina attorcigliata) è infilata pericolosamente solo parzialmente in una presa per la Lexikon 80 elettrica. E' chiaramente un messaggio per gli addetti ai lavori, dato che solo chi ha a che fare con Olivetti può riconoscere la presa Lexikon. In pratica significa che la tecnologia Olivetti (specificatamernte quella elettrica che ha trasformato la Lexikon 80 che pesa solamente tredici chilogrammi e funziona a mano in tutti gli uffici d'Europa, nell'incubo che pesa oltre trenta!) può rendere leggibile anche la scrittura più indecifrabile: ah, se gli antichi egizi avessero avuto una Lexikon elettrica... La Lexikon 80 EL non farà molta strada anche perchè difficile da riparare e di costosa manutenzione. Ma il poster è davvero molto elegante e soprattutto per nulla esplicito. Insomma, non è per tutti. Olivetti vuole davvero essere "in", oltre che popolare.
Se trovo una foto della Lexikon 80 elettrica, ce
la metto senz'altro. Qui se ne vede il profilo, ma non se ne può
immaginare le dimensioni e soprattutto il peso. Era un gigante di
ferro, pesantissimo. E si guastava spesso... e oggi non è nemmeno più
riparabile a meno di cannibalizzare un altro esemplare, dato che parti
del motore e della meccanica, alcune in gomma, non sopportano bene il
passare del tempo. Questo poster indicava la possibilità di
"padroneggiare" un mostro elettromeccanico con la forza delle dita... e
in effetti era anche vero.
Che bello il poster della serie finale della
Lettera 22. Inizio anni Sessanta, la macchinina già famosissima ha una nuova
tastiera in biresina, del tutto simile a quella impiegata nelle
tastiere delle macchine per ufficio. La Lettera 22 verrà prodotta fino
alla metà degli anni Sessanta, e poi cederà il passo alla 32.
Ancora pubblicità istituzionale. Olivetti offre soluzioni dalla A alla Zeta. Chiaro il concetto, non c'è bisogno di molte parole. Ma l'eleganza del poster e la ricercatezza dell'effetto visivo è comunque un'opera d'arte e non si vede nulla di simile nelle pubblicazioni analoghe delle altre case produttrici all'estero. La pubblicità istituzionale è in Olivetti pura avanguardia.
La Elettrosumma 22 è una addizionatrice
elettrica, nel senso che può solo fare somme algebriche; quindi, anche
sottrazioni. Ma se una persona ha un minimo di pratica di calcolo
mentale e ha già usato calcolatrici elettriche, può anche fare le
moltipliche e le divisioni con il sistema del complemento. Non
chiedetemi cos'è il "complemento", so solo che mio papà ne era capace e
l'ho visto fare anche sulle calcolatrici a ruote manuali. Posso
assicurare che si può fare. Il poster è simpatico e illustra quello che
sembra un paesino arrampicato su una montagna. La Elettrosumma è una
calcolatrice della fine degli anni Cinquanta, ed è pressochè
contemporanea della mitica Divisumma 24, che è davvero un capolavoro
meccanico.
Questo poster mostra una macchina fantastica, che
ebbe però scarsissimo successo. Era costosa e piuttosto complicata.
Affiancava la mitica Lexikon 80 e introduceva, per la prima volta in
Italia (ma ben pochi gli esperimenti precedenti nel mondo) la scrittura
a spaziatura proporzionale. Come potete immaginare, le macchine per
scrivere fanno avanzare il carrello di un passo sempre uguale, e le
lettere devono così riempire totalmente lo spazio. Ciò è evidente oggi
nell'era del computer, che ci fa scrivere con i caratteri
proporzionali: vale a dire che la lettera "l" minuscola è molto più
compatta di una "M" maiuscola, e scrivendo "Ml" ci accorgiamo, se
proprio siamo attenti, che le due lettere occupano uno spazio molto
differente. Le lettere delle macchine per scrivere hanno semprer avuto,
fino a questo esempio di avanguardia tecnologica, caratteri dotati di
grazie molto allungate. La Graphika invece scrive in proporzionale, e
la scrittura è davvero molto elegante e imita quasi alla perfezione la
tipografia. La Graphika era però molto costosa e in effetti aveva ben
pochi utilizzi pratici, e soprattutto nelle piccole aziende non entrava
di certo. Una decina di anni più tardi la scrittura proporzionale verrà
introdotta anche nelle macchine elettriche, e sarà la Editor
dapprima (versione della Tekne) e poi la Editor 5 a sperimentarla a
fondo... portandola proprio alla fine. Il poster è davvero molto bello.
Fine anni Cinquanta. Anche
questa pagina si allungherà... ho molto materiale storico da
aggiungere, e immagini di macchine antiche ancora operanti presso studi
e uffici in giro per Milano presso amici, conoscenti e professionisti.
Si tratta in alcuni casi di macchine ancora bellissime e che hanno
visto la luce decenni prima della mia nascita e sulle quali ho potuto
mettere le mani per riportarle in vita. Ritornate su questa
pagina tra qualche tempo, ci saranno delle autentiche "bellezze" da ammirare. |
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