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Macchine e interventi - dall'archivio criscaso-ARMU Questa pagina Ottobre 2013
OLIVETTI MP1 (Portatile 1932 - Ico) Interventi riparativi - Ricostruzione dente mobile dello scappamento spezzato per urto Qui tratto di una macchina che mio papà ha avuto in mano, ogni tanto, sin dagli anni Settanta. Un celebre dottore radiologo milanese era il felice possessore di una Ico fin dagli anni della sua gioventù e ogni tanto la portava nel nostro laboratorio. Il dottor C. è scomparso una decina di anni fa ma lo ricordo con affetto per essere stato una persona di grandissima umanità e di enorme intelligenza. Io stesso frequentavo il suo studio per la manutenzione di un'altra macchina per scrivere antica, una magnifica Olivetti M40 e vedevo nel suo studio apparecchi radiologici degli anni Quaranta; ampolle con elettrodi, trasformatori, schermi e cose che facevano davvero accapponare la pelle se confrontati con le tecnologie computerizzate di oggi. Un paio di anni fa il dottor C "Junior", vale a dire il figlio del celebre radiologo, entrò nel laboratorio con un'aria afflitta. Aveva con sè la Ico del papà. La macchinina era stata malamente manovrata da qualcuno, forse una collaboratrice domestica, e il carrello non stava più fermo e si spostava tutto sulla sinistra. Non è stato difficile diagnosticare la rottura di uno dei denti dello scappamento ma la mia preoccupazione era quella di trovare il ricambio, sapendo che mio papà non riparava quella macchina da almeno un decennio e che comunque non avevo certamente in casa la sezione dello scatto di ricambio. Dissi al dottore che l'avrei guardata con attenzione e senza fretta. Smontare il gruppo dello scatto non è difficile. Il difficile è, semmai, registrare il dente nuovo dopo averlo sostituito, e la cosa diventa ancora più critica se il dente non esiste e bisogna ricostruirlo. Questo è ciò che mi trovai davanti quando presi in mano il gruppo dello scatto. Il dente mobile, quello che ad ogni passo ruota per liberare la ruota dentata che vincola il carrello per farlo avanzare di mezzo passo in attesa dell'intervento del dente fisso che lo fermerà dopo un ulteriore mezzo passo, risultava spezzato. L'urto era stato piuttosto violento ma bisogna considerare che i metalli impiegati in Italia negli anni Trenta erano piuttosto economici, dati i tempi di ristrettezze e di autarchia. Così mi son dato coraggio e ho pensato di tagliare da una piastrina di acciaio tenero (Brico) un dente come quello rotto. Il lavoro sarebbe stato molto lungo e faticoso e certamente non avrebbe dato certezze di sicuro funzionamento. Avvertii il dottor C. di quanto volevo tentare di fare e lui si disse oltremodo contento e mi incoraggiò a proseguire, offrendosi di pagare comunque il mio lavoro anche nel caso non riuscisse risolutivo. L'alternativa era girare per mercatini e acchiappare una macchina uguale da cui estrarre il dente rotto. Il dente mobile è posto sotto il ponte che forma il dente fisso. Superiormente la torretta di regolazione per posizione e altezza. Questa regolazione è molto critica e testimonia il fatto che la progettazione della macchina teneva conto di possibili usure del dente... anche notevoli. Le macchine per scrivere anticamente erano strumenti costosi e usati molto a lungo. Primo dente ritagliato dalla piastrina del Brico. Una volta ottenuta una forma sufficientemente simile ma abbondante in tutte le dimensioni, pratico il foro su cui andrà fissata la torretta di regolazione per mezzo di ribaditura. Dopodichè si forerà con la maggior precisione possibile il punto in cui dovrà essere inserito il dentino di appoggio della molla di richiamo (non criticissimo). Altra vista del ponte dello scatto completo. Il dente rifatto è pronto per essere fissato alla torretta. Notare come la punta sia stata piegata verso il basso, per permettere alla ruota dentata dello scappamento di ruotare senza toccarlo. Il lavoretto è costato circa otto ore e rimonto il ponte. Come mi aspettavo, la macchina non funziona bene, il dente non è compatibile con il resto della meccanica, probabilmente è troppo lungo di mezzo millimetro, un'enormità. Per prima cosa lo accorcio ma non va bene lo stesso per via del foro non centrato bene. Insomma, lo scatto non avviene e il carrello si impunta. Impossibile scrivere. Bisogna ritentare daccapo. Passa una settimana, durante la quale NON tocco nè la macchina nè il dente. Capita di dover far riposare il cervello in casi di problemi ostici. Dopo qualche tempo potrebbe arrivare una nuova idea. In questo caso... NO. Bisogna assolutamente rifare il dente. Ecco il nuovo pezzetto di acciaio in corso di foratura. Notare come sia molto più grosso dell'originale: una volta che i fori siano stati fatti meglio rispetto al tentativo precedente, il dente verrà fuori dalla lastrina per mezzo di pazientissimo lavoro di limatura con trapanino e limetta. Soprattutto limetta per non eccedere, verso la fine. Dopo un altro sproposito di ore, il nuovo dente è fissato alla torretta. Il dente è qui ancora grezzo, la limatura della punta sarà fatta più tardi. Non nascondo che in questo momento l'ansia è molto alta. Ci tengo a far funzionare la macchina con le mie forze. A un certo punto la faccenda diventa una sfida con se stessi. Per fortuna la torretta sopporta bene la nuova ribaditura. Il nuovo dente è fissato e PARE essere ottimamente allineato con quello fisso. Evidentemente il foro è riuscito meglio. Difficile apprezzare, ma i due denti sono quasi perfettamente allineati. Notare come il dente fisso, in alto, abbia un profilo triangolare. Il ponte deve muoversi verso l'alto per far ruotare la ruota dello scatto del secondo mezzo scatto. La fresatura triangolare serve per far passare solamente un dente della ruota. Criticissimo, specialmente se i denti si usurano dopo qualche anno. Al secondo collaudo la macchina parte bene. La scrittura è quasi buona, nel senso che pur con qualche impuntamento, il dente funziona. In tal caso occorre mettere mano alle regolazioni, e si tratta di un altro lavoretto delicato che richiede pazienza e molte prove. Alla fine la ICO scrive come prima dell'incidente. Telefono subito al dottor C. dicendogli che l'operazione è riuscita ma che certamente la macchina andrà usata con molta attenzione poichè il dente rifatto potrebbe dare problemi tra qualche tempo, dopo che un impiego di qualche mese avrà prodotto un pochino di usura. Quindi gli dico che tra un annetto o meno sarà bene ricontrollare la macchina per intervenire nuovamente, se necessario, sulle regolazioni. Il dottore è contentissimo e mi dice che verrà prestissimo a ritirare la macchina. Metto per ricordo il dente rotto e quello che avevo fatto per primo. Serve anche a ricordare al cliente quante ore di lavoro sono state necessarie... e a me per un motivo di orgoglio. Ecco perchè da anni fotografo le macchine e le riparazioni più difficili. Ecco la macchina del dottor C. nuovamente funzionante. La soddisfazione è immensa, certamente molto superiore a quanto mi frutta il lavoretto. Ma è anche bello sapere che il cliente è contento del mio lavoro e certamente parlerà bene di me ad altre persone. E QUESTO è il vero motivo di soddisfazione. Questa macchinina entra nel mio laboratorio fin da quando ero bambino. La fotografia che vedete in alto sulla pagina l'ho fatta una decina di anni fa proprio con lei. Non è raro, per me, trattare le macchine con affetto... e così è per molta gente. Molte persone si affezionano alle proprie vecchie macchine per scrivere. Prendo in giro i possessori di cani, ma con le macchine anch'io ci casco.
Disegno criscaso 1982
Questa celebre foto ritrae un giovane Indro Montanelli seduto su una pila di libri al lavoro su una macchina per scrivere. Molti riferimenti dicono che si tratti della sua inseparabile Lettera 22 ma evidentemente la macchina che ha sulle ginocchia NON è la Lettera 22. Potrebbe essere la piccola Olivetti degli anni Quaranta.
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